FREELANCE: IL CASO DI PAOLA CARUSO

Letizia Mosca risponde alla polemica sollevata da Senza Bavaglio…

Abbiamo tutti le bandierine da piazzare, ma su Paola Caruso a me tremavano i polsi. Anche perché ora Paola Caruso, recuperate le forze e la serenità, può diventare lei stessa una bandiera. Sono grata a chi l’ha tirata fuori, anche se chi ha il merito non è della mia componente. Questa volta sono anche un po’ orgogliosa del mio sindacato, che io critico più tutti ma è l’unico che abbiamo.

Non so chi è che si è svegliato solo adesso, ma una denuncia così forte sull’utilizzo di freelance e precari nella propria redazione è arrivata solo da Paola. Perché, diciamocelo, tutti parliamo di precariato  ma nessuno racconta davvero cosa accade nelle proprie redazioni, che si tratti di grande giornale o di testata piccola e democratica. Paola ha fatto questo. Lei e quanti le sono stati vicini  prima di questa vicenda non conoscevano nessuno del sindacato, figuriamoci se adesso si appassionano alle beghe delle correnti interne. Paola Caruso ha messo tutti davanti al fatto che se questa è la vita di una collaboratrice al Corriere della Sera figuriamoci altrove. Sindacato e cdr hanno le loro responsabilità, certo. Non ditelo a me. Responsabilità del  sindacato tutto però. Anche voi di Senza  Bavaglio che certamente portate avanti le vostre battaglie avete condiviso con altre componenti  pezzi di percorso, fatto alleanze.

Era passata mezzanotte quando mi hanno avvertita, sabato, che una collega freelance del Corriere stava facendo lo sciopero della fame. Mi chiedevano cosa si potesse fare. La mia esperienza, anche professionale, mi dice che quando si arriva a forme di proteste così estreme non è una buona cosa: significa che tutti gli altri passaggi non sono andati a buon fine, che dopo non c’è un passo successivo che puoi tentare, che perdi e perdono tutti. Ci si massacra. Paola era cocciuta, determinata, stanca. Disposta a farsi male fisicamente e a bruciarsi il posto, sia pure di collaboratrice, al Corriere della Sera. E in cambio non voleva niente, solo farci svegliare tutti quanti.

Roba da far tremare i polsi. E poi le lotte non si fanno da soli, io resto convinta che i lavoratori debbano organizzarsi tra loro sempre. Avevamo bisogno del sindacato, che prendesse impegni precisi con Paola e le desse garanzie. Che tutelasse Paola innanzitutto, anche da se stessa. Ho pensato a Daniela Stigliano, vicesegretario nazionale e presidente della Commissione per il lavoro autonomo della Fnsi, anche perché ero sicura che mi avrebbe risposto al telefono di sabato notte. Stigliano ha contattato il cdr e anch’io domenica ho chiamato Paola D’amico. Poi hanno continuato loro con Paola e con le persone a lei vicine. Incontri urgenti, documenti, ore e ore di telefonate. Con cuore e intelligenza, mi è stato raccontato. Il giudizio di Paola e di chi l’ha sostenuta su quanto è stato fatto è molto diverso da quello di Senza Bavaglio. Ed è il loro giudizio che per me è importante. Senza contare che questo è ovviamente solo un punto di partenza, però fondamentale.

Letizia Mosca

A questo link potete leggere come è andata, scritto da Alberto D’Ottavi, che è stato molto vicino a Paola Caruso

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